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ASV, Sezione notarile, Testamenti, Atti Zilioli, b. 1261,
n. 895. [10 aprile 1566]840

Al nome di Dio, padre, figliolo et Spirito Santo. Et de tutta la corte celestiale.

Adi 10 Aprile 1566 in Venetia

[Al fondo di ogni pagina:]

1566 Adi 22 Aprile Io Zuambattista Zileti fu de M. Bernardin son stato presente al ditto testamento.

1566 Adi 22 Aprile, Io Antonio Cheluzzi fu di Giorgio sono stato presente al detto testamento

1566 Adi 22 Aprile Io Zuan Battista De Bastian [---] figliuol mandolar al segno della rota son stato presente al detto testamento.

[c. 1r]: Considerando io Vincenzo Valgrisi libraro la fragilità della humana natura, et che niente piu certa habiamo noi mortali, quanto la morte, et che noi non sapiamo l’hora ne il giorno che al Signor Dio piacera de chiamarene, et perche come dice il gran propheta, Beati coloro che moreno nel Signore per tanto considerando io Vincenzo Valgrisi supra scritto tutte queste cose, et considerando bene et bene esaminato la mia coscienza, voglio disponere delli fatti miei mentre che per la divina Gratia io mi ritrovo sano della mente et del Corpo: voglio disponere di casa mia come ho detto; Retrovandome havere sei figliuoli mascoli legitimi et vivi, et due figliuole vive una maridata, et l’altra donzella e da maritare. Et perché ho visto et cotidianamente si vede intravenire grandissime discordie tra parenti, tra fratelli e sorelle dopo la morte del padre loro, overo del principale capo di casa et questo per errore di quelli che sono morti senza disporre di casi loro; et pero voglio io disporre di casi miei per oviare a simili errori. Ma perche noi miseri mortali non facciamo come da noi cosa che sia bona se prima non recoriamo al Signor nostro Creatore, dal quale procedeno tutte le gratie, et tutti li beni per tanto recoro al Signor nostro Dio padre et figliolo et spirito santo, pregandolo che per la sua gran bontà et misericordia et per li meriti della preziosissima passione del suo figliuolo et Signor nostro Jesus Christo, et per Amore de tutta la sua Corte Celestiale mi voglia indirizzare a fare cosa che sia a honore et gloria sua, et alla salute dell’anima mia et de tutti li miei: et prego il mio Signor et Creatore, che di me voglia haver pieta et misericordia, et non voglia guardare alli miei pecati, ma voglia per la sua pieta et misericordia mirare nel spechio del suo unico figliolo Signor nostro Jesu Christo et lavare me di tutte le mie iniquità, et voglia dismenticarese di tutti li miei errori et pecati comesi dopo il mio nasimento, et voglia ricever l’anima mia nella gloria sua.

Voglio adonche principalmente, che la prima cosa che abino da fare li miei heredi qui sotto niominati sia che abino a dare et pagare alle cose pie, et per l’amore di Dio ducati cento corenti, che siano sborsati et destribuiti come seguita: ducati quaranta cioe ducati diece alli poveri del ospitale de San Joanni et alli poveri figliuoli orfani dell hospitale dela presa altri diece ducati et ali poveri del hospitale deli Incurabili altri diece ducati, et ali poveri veramente bisognosi dela mia contra de San Juliano altri diece che sono in stato li supra nominati quattro loghi ducati quaranta, li quali voglio siano datti et pagati immediate et subito dapoi la mia morte senza delacio de tempo alcuno; li altrii ducati sessanta che restano voglio che ne siano maridate quattro donzele che siano statute de legittimo matrimonio et de bon padre et bona madre, et quello voglio sia fato et eseguito in termine de un anno dapoi la mia morte senza intervalo de tempo alcuno sotto pena a li miei eredi de pagare il dopio hogni volta che contrafaranno a questo mio voler et ordine quale voglio che cosi sia cioe per hogniuna figliola gli siano datti et esborsati ducati quindice per ogni una di loro et non altramente; et de queste quattro figliole donzele voglio che siano a elezion dela mia carissima consorte Eugenia et a lei remeto supra la sua consientia de fare la election dele dette quattro figliuole et voglio che quela overo quele che la detta mia consorte elegera siano ben et legittimamente elette et a quale siano datti et esborsati detti ducati quindice per una che servano come di supra cioe ducati sexanta corenti.

Secondariamente lasso a mia figliuola legittima madonna Diana consorte di M. Giordano Giletti libraro segli debono dare et consegnare per la valuta de ducati cento corenti in tanti di miei libri per il prezio che ho sempre usato de dare et vendere ali merchadanti che da me sono comperati et non altramente, li quali ducati cento de libri laso alla supradetta madona Diana mia figliola in segnio de Amorevolezza con patto et conditione che li detti ducati cento siano agiunto ala sua dotta et ese non posa domandare altro di miei bene per avergli dato al suo maritare quela conveniente dotta che alora io me sentia et gli poteva dare et per quanto non voglio che lei possa aver acion de forza alcuna supra li miei heredi in modo overo pato alcuno alcuno per avergli dato quanto che io me sentia alora.

[c. 1v] Terzo voglio che l’altra mia figliola [---] Felicita sia maritata quando lei sarà pervenuta al etade et tempo de Anni dieciotto Dico anni 18 un anno piu overo manco non importa secondo la ventura per la via del nostro Signor Dio et aborischa la via deli impi: Et per sua dotta, et per nome de dotta, gli siano dati et esborsati ducati mile corenti tra roba et danari; acio posa trovare megliore ventura che se potera acio che lei posa vivere honoratamente a honore et gloria del Signor Dio, et questi ducati mile siano per tuto quello che la detta mia figliuola aspeta deli miei beni et a questa non voglio che sia agiunto ne manco disminuito in pato overo sorta alcona.

Quarto per che io me retrovo fra li mei sei figliuoli mascholi dui di loro, li quali mi son stati disobedienti et si sono maridati contro la mia volonta et senza mia saputa, in luoghi li quali io aborischo; voglio che hognun de loro abia delli miei beni come seguita, accio posano vivere piu honoratamente che sara a loro possibile. Et prima voglio che Pietro mio legittimo figliolo, il quale io ho mancipato gia tre anni sono vel [...], habia li fiorini mile et cinque cento li quali gli ho fatto consegnare in Franchforten per la sua parte, et per quello a spesa da mei nella valuta di una bottega, la quale io mi retrovava in detto Franchforten la quala fu inventariata con li suoi prezii corenti per mille nove cento fiorini di lire quatro et soldi diece per ogni fiorino, di moneta venetiana. La qual bottega gli fu consegnata a lui me restava debitore per resto di detta bottega quattro cento fiorini, come di supra é detto; et mille cinquecento fiorini gli restavano per sua mancipacion et per la porzion che detti mei beni aspetava; come per detta emancipacione appare fatta da M. Angelo da Canale notaro a San Marco nela contrada di San Basso. Alla quale mancipatione delli fiorini mille cinquecento, gli ho aggiunto questo mese de Luglio passato del 1565 quando egli fu qui li predetti quattrocento fiorini, li quali lui me restava debitore per conto della sopradetta bottega: ita che ha avuto da me mille et nove cento fiorini de lire quattro soldi diece di quella monetta di Venetia. Et questo ho voluto fare per amorevolezza paterna, non volendolo trattare totalmente secondo li suoi meriti. Et per carità et amorevolezza paterna gli laso ancora oltera li supra detti fiorini mille nove cento, alteri cento fiorini, li quali se gli habbiano da defalchare di quello mi é debitore per robe a lui datte et mandatte per diverse volte; si che la summa tutta ascenda alla quantita di due mila fiorini di lire quattro soldi diece per fiorino. Et questo é la mia ultima volonta, et non voglio che sia deminuita ne cresciuta in conto overo patto alcono.

Quanto a Giovanni mio legittimo figliuolo, ma molto male consigliato, et molto desobediente al suo creatore Dio, et alli suoi genitori, cioe a me suo padre et a sua madre, per averse maridatto contra la volonta et saputa nostra una vilissima femina piena de hogni vitio et sporcharia et lontana de la honesta donescha dando cotidianamente il suo corpo a guadagnio a hogni persona, vivendo pubbilaca [sic] meretrise. La quale é stata sempre in loco pubblico et di continuo gli sta: cosa a me di grandissima molestia per l’honore de tutta casa mia, che lui se sia intrigato cosi vilmente in una femina de cosi mala sorta et de dishonesta vitta: ma considerando io suo padre al suo poco cervello et alla sua gioventu, me son vottato al Signor Dio mio Creatore, et ho fatto le mie orationi con tutto il cuore, pregando che non voglia mirare Ali mei pecati ma che per la sua bonta et misericordia me voglia inspirare del suo spirito de sapientia accio io possa fare cosa che sia a honore et gloria de sua maesta, et dapoi fato le mie devotte oratione a parso ala bonta sua de inluminareme del suo spirito de sapientia, accio che debo fare a questo povero et male consigliato figliolo mio; et per tanto me a inluminato che io gli debia lasare, tanto quanto al sopra detto mio figliolo Pietro suo fratello; et per tanto laso al supradetto Giovanne mio figliolo doi milea fiorini de lire quattro et soldi diece per ogni fiorino li quali doi milia fiorini voglio che gli siano datti a suo bene placido dapoi la mia morte per tanti di mei libri alli prezi corenti come ho semper usato di dare ali merchanti che di me anno comperati, et é il mio consuetto. Quali fiorini doi milia voglio che siano per tutto e per resto di tutto quelo aspetta da me suo padre, et non posa mai piu domandare cosa alcuna dei mei beni. Et questo é la mia ultima resolution et volonta et non voglio che gli sia agiunto ne disminuito di cosa alcuna.

Sesto, io me retrovo doi altri figliuogli legittimi, li quali studiano, et vogliono esere huomini de litere, li quali fin qui a me suo padre, et alla madre sono stati boni et obbedienti figliuoli: voglio che a loro sia dato delli miei beni, come seguita cioe a Marco mio figliuolo, il quale é in Bolognia al suo studio, voglio dico che lui sia mantenuto nelli suoi studi tanto quanto gli bastara per insino al suo dottorarsi et dapoi che sara dottorato voglio che sia mantenuto in casa mia doi anni de continui accio possa fare pratica [c. 2r] et dapoi li dui anni se a lui venisse voglia di partirese della casa et di non volere stare in fradelanza et in comune tanto del bene quanto del male: in questo caso voglio che dapoi che serano pasati li due anni del suo dottorare, se lui pensava di partirese, et separase deli suoi fratelli, voglio esendo lui dottore, che lui debba havere del mio dui milia ducati corenti de lire sei soldi quattro per ducato in questa maniera cioe che di termine et tempo de anni cinque, cioe hogni anno ducati quattro cento che serano li supranominati ducati dui milia et questo per insino all’intero pagamento de detti ducati duoa milia. Et questi siano per tutto quello che lui puote aspettare delli mei beni. Et questo é la mia ultima resulutione et volunta et non voglio a questo si possa aggiungere ne diminuire in modo ne patto alcuno.

Settimo: a Erasmo mio legitimo figliuolo il quale ancora lui studia, et vole seguitare il suo studio, benche ancora non é uscito fuori di Vinezia: voglio che medesmamente lui sia nel studio tanto quanto bastara a dottorarsi; e dapoi dottorato, che egli sia nel medesmo grado et conditione che ho lassato Marco: cioe sia tenuto in casa per spatio de dui anni, accio si possa adestrare alla practica del studio che avera seguitato; et dipoi non volendo lui restare in fraterna, ma se volese separare deli fratelli voglio che gli siano dati deli miei beni dui milia ducati correnti come al supra schritto Marco per ho con questa conditione, cioe che dapoi che sarano stati pagati li dui milia ducati a Marco, debba cominciare a corre a Erasmo li sui cinque anni, et non piu presso per che se si facere altramente sara causa della ruina delli dui altri fratelli li quali hanno da dare et pagare li supra detti danari. Et per tanto voglio, che dapoi li predetti anni cinque, nelli quali si hanno di pagare li supradetti dui milia ducati a Marco, dico che finito che saranno de pagare al detto Marco li sui supra nominati dui milia ducati voglio che imediate comenzano li anni cinque de Erasmo cio hogni anno ducati quattro cento et questo susecivamente de anno in anno per fin a intiero pagamento, che serano in tutto fra Marco et Erasmo anni diece et non voglio che sia fatto altramente; et questo si é la mia ultima Resolutione e volonta.

Ottavo, et perche io desidero che la merchanzia et arte mia con la quale il Signor Dio a me a datto gratia de vivere con esa honoratamente, et ne ho allevato tutta la mia fameglia et figliuoli resti in piedi et intiera senza esere dismembrata in conto alcuno, et resti inpiedi intieramente come al presente si rettiona et vada avante dapoi la mia morte a honore et gloria del mio Signor Dio, voglio che tutta la detta merchanzia et arte de libri resti intieramente et intacta con la botega casa et magazeni autramenti et crediti da schoder et ogni altra iuriditione, masarie de casa et soquia altra cosa a me aspetante sia in qualonque maniera esser si voglia niente escuso: dico che voglio che resti et esere debia tutalmente deli dui altri mei figliuoli: cioe de Giorgio mio primo et legitimo figliuolo, il quale sempre a portato la fatica di detta arte dapoi che a avvuto linteleto et é uscito de pueritia; et de Felice etiam mio legitimo et piu picolo figliuolo accio che lui se alliena in detta arte et mercanzia sotto il suo fratello maggiore. Dico che ali predetti dui mei figliuoli Giorgi et Felice lasso hogni cosa del mio, et tutto quello che a me apartiene, sia inquelonque maniera et condizione esere si voglia niente esculoso. Et voglio che li prenominati dui mei figliuoli cioe Giorgio et Felice siano insieme et in fraterna, et non si possano devidere ne separare lono dall’altro ma stiano insieme et vivano da boni fratteli; con questa conditione pero che li dui predetti mei figliuoli debbano eseguire questo mio testamento, cioe de dare et pagare alle sorelle et fratelli tutto quello ho lasato et ordinato, come di supra si conviene. Et pagato che averanno come di supra ho detto, voglio che tutto quello che resta del mio, et a me aspetta, resti et essere debbia delli supra detti mei figliuoli, cioe de Giorgio et de Felice, niente escludendo: con patto et conditione che li dui prenominati mei figliuoli cioe Giorgio et Felice siano tenuti et obligati a dare et pagare tutti li mei debiti a qualonque persona io me retrovo esere debitore, senza che li altri supra prenominati mei altri figliuoli abino cargo alcuno per conto di pagamento overo de predetti mei debiti ma che tuttalmente li habbino a pagare li detti doi frateli cioe Giorgio et Felice et non niono deli altri. Et per questo a loro lasso la merchanzia e laviamento tutalmente et intieramente et li pono in pie e loco mio tanto quanto se vi fosse la persona mia propria. Et questo si é la mia ultima resolutione et volonta et che niono delli supra nominati mei figliuoli possa [...] [contra]venire a questa mia volonta sotto pena a quello sara desobediente a questa mia volonta de perdere [...] [...]diare la metà di quello gli lasso.

[c. 2v] [...] ben et con [...] i mei, ho fatto quello [...] obligato verso i mei figliuoli come padre amorevole, et far di sorte, che niuno di loro si potera lamentare con a ciascuno di detti miei figliuoli in vertu di Dio, che si vogliano contentare di quello, per che ho fatto la cosa justa secondo le forze mie, et per quello mi sento. Se piu havesso havuto piu haveria lassato ma ho fatto tanto quanto le mie forze si possano distendere, et per quanto ogniuno si quieti.

Et per che io desidero che questo mio testamento habia efetto, et sia eseguito in tutto e per tutto, lasso la mia carissima et diletta consorte, Madonna Eugenia madre di tutti li supranominati nostri figliuoli, tutrice, governatrice et patrona, et donna et madona di tutte le supradette cose mettendola in mia persona; et gli lasso quella auttorita sopra tutti li mei beni, che ho io medesmo et voglio che lei habia tanta autorita, quanto se fusse la mia propria persona et che lei governa li suoi et mei figliuoli fin che ali Signor Dio piacera lassarela in vita: con questo patto et condizione perho che lei debba menare et tenere vita honesta, come fin qui ha fatto, et veduando et governando da madre piettosa et prudente li sui et mei figliuoli et facendo altramente che a lei sia tolto hogni autorita, et non possa haver attione alcuna ne suffragio alcuno sopra mi mei beni, ma che gli sia data la sua dota et cento ducati appresso delli mei beni. Li quali ducati cento, et dotta siano obligati di dare et esborsare Giorgio et Felice miei figliuoli, senza che li altri frateli loro ne sentano graveza alcona ma governandosi bene et tenendo vita bona et honesta et casta restando vedua, voglio che la prefata Madona Eugenia mia carissima et legitima consorte sia tratata deli mei et suoi figliuoli come qui seguita, che il Signor Dio per sua pieta non voglia che lei neli nostri figliuoli vengano a questo. Dico che in caso che li predetti nostri figliuoli gli facessero cattiva vita et la tratassero male di sorte che ella non potesse vivere in bona et santa pace con loro in compagnia, in questo caso voglio che lei possa partiresi della compagnia loro, et andare dove a lei piacera per vivere in pace et reposo; et che lei possa portare fora dove gli piacera tutto il fornimento della mia et sua camera si come fin qui lei et mi l’habiamo tenuta fornita, con tutti li sui vestimenti et ogni ornamento donesco, senza esettione di cose alcona; et per il suo vivere voglio et comando che ogni anno gli siano dati et sborsati deli mei beni ducati cento corenti de moneta veneziana; et questo voglio che sia per tutto il tempo che al Signor Dio piacera de lasarela supra la tera in vita mentre che la viva come di supra est detto in vita casta honesta e veduando. Li quali ducati cento voglio che gli siano datti et sborsati ogni anno in questa maniera, cioe che Giorgio et Felice supra detti gli debiano dare et sborsare per la parte loro ducati cinquanta, et Marco et Erasmo altri ducati cinquanta, cioe ducati vinticinque per huomo. Et a questo voglio che tutti li miei beni gli siano hipotecati et obligati con quella magiore streterra et obligatione che fare si pole; ma per che non saria honesto che li supradetti fornimenti de canbera che io gli lasso andasero fora di casa mia voglio che li detti fornimenti et hogni altra cosa che Lei avee portato fora di casa ritorna dapoi la sua morte ali supra detti quatro frateli cioe a Giorgio, Felice, Marco et Erasmo dico a questi quattro soli senza che li dui altri ne sentano benefizio alcono cioe Piero et Joanne et questo é la mia resolutione et ultima volonta et comando in virtu de Dio che cosi sia oservato.

Et per che non saria honesto, che quello che il Signor Dio mi ha donato andasse in man di persone stranie, et fuora del mio sangue, voglio che cosi sia osservato questo mio testamento, cioe che manchando alcuni delli sopradetti mei figliuoli senza legitimi heredi, dico che questo caso voglio e comando che la roba la quella io gli o lassato et lasso retornare debia in casa mia dico mancando alconi de loro senza legitimi eredi che la debia retornare ali frateli dico ali mascoli solamente et non ale femine, per aver ese avuto quel che gli previene, ma che avendo li supra prenominati mei figliuoli legitimi eredi vada de eredi in eredi, overo ali piu propinqui del sangue mio.

[c. 3r] Et questo é la mia ultima volontà a honore et gloria del Signor Dio mio Creatore et de la Corte Celestiale; la qual volonta io Vincenzo Valgrisi libraro ho fatto et schritta di mia mano propria, et voglio che sia valida et autentica tanto quanto se fusse fatta et celebrata per mano di notaro publico et meglio, perche l’ho ben esaminata et considerata et fatta con la bona gratia del Signore Dio mio creatore et factore, alquale io asicomando il mio spirito da Lui creato alla imagine et similitudine sua, ma il corpo il quale é venuto de tera et di senere a di retronare in terra et senere i dove é venuto, ma il mio spirito il quale é venuto da Dio a da retornare a Dio et froire la gloria sempiterna, mediante la sua graditissima misericordia, et per li meriti dela preziosissima passione et resurecione del Nostro Signore Jesu Christo, alquale reccomando l’anima et lo spirito mio. Et ho fatto questo mio testamento in presentia delli sotto schritti testimoni, liquali di sotto scriverano di essere stati presenti et testimoni accio pregati da me, et per confirmation dela mia ultima volonta datto in Vinezia adi X del mese di Aprile del 1566 come di sopra é scritto.

Io Vincenzo Valgrisi libraro affermo con la mia propria mano a quantto é disopra scritto.

1566 Adi 22 Aprile Io Zuambattista Zileti fu de M. Bernardin son stato presente al ditto testamento.

1566 Adi 22 Aprile Io Zuan Battista De Bastian [...] figliuol mandolar al segno della rota son stato presente al detto testamento.

1573 die 10 Novembris presentata [...] [...].Caedula Testamentaris [...] [...] supradicti q.d. Vincentii Valgrisii per D. Georgium et Marcum filios dicti q.d. Vincentii tam eorum q. d. filias eius [...] [...] d. Erasmi [...]

1573 adi 13 novembrio

Essendo dimandato Io Iacomo Ziletti libraro in Venezia del confin di Santo Angiolo per li Magnifici Signori sopra Gastaldi et Cancilieri inferiori se io cognosso la letera scritta nelli presenti dui fogli prencipia al nome di Dio padre filiolo et Spiritu santo et finisse di sopra scrito dicco per mio giuramento esser lettera scritta di manu propria del condam M. Vincenzo Valgrisi libraro et questo dicco per la intrinciecha amicicia io avevo con lui e cognicione delle sue littere per esser etiam stato nella sua botega anni molti et averlo visto assaissime volte a scrivere et cusi afermo esser la verita quanto io ho disposto di sopra.

1573 adi 13 novembrio

Essendo domandato io Rutilio Borgomineus libraro in marzaria al signo di Santo Giorgio del confin di San Lio per li Magnifici Signori sopra Gastaldi et cancilieri inferiori se io cognosso la letera [...] di presentii folii dua afermo per il mio iuramento [...]

[c. 3v] [...] etanto soi [...] et sue [...] li quali [...] sono ha preso di me questo dicto per mio giuramento.

Iuravit

1573 adi 13 novembre

Essendo dimandato Io Damian Zanaro libraro ala Salamandra se io conosco la letera scritta nelli presenti fogli dico per mio giuramento essere la letera scritta di man propria del quondam M. Vincenzo Valgrisi libraro et cio dico per lunga pratica et familiarita che io teneva con detto M. Vincenzo et averlo veduto molte volte ascrivere e tante sue police et questo dani diece e piu et questo o deto con mio giuramento eser la verita.

Iuravit

Adi 13 novembri 73

Esendo domandato Io Battista de Bastian [???] figliuol mandolar al segno della rota in piaza de santo Marco per li M.ei si sopragastaldi et cancelieri inferiori se io cognosco la letera scritta ne li presenti doi ffolli principia al nome di Dio padre fiolespirito santo e finisse et fininisse de soprascritto dicho per mio giuramento esser la letera scrita de mano propria del q.m. Vincenzo Valgrisio libraro et questo dicho per la longa amicizia io aveva chon lui et massime per aver sotoscrito la presente zedulla testamentaria soto di vinti do april 1566 al tempo che el dito M. Vincenzo viveva et questi afermo esser la verita quanto da dasposto [...] supra de mia man et supra.

Iuravit

[Al verso]

Testamento de mi Vincenzo Valgrisi il quale non se habia da aprire fin che io non sia passato de quasta vita che sara quando al Signor Dio piacera.

Notes
840.

Qualche citazione tratta dal presente documento é apparsa in Pesenti 1985 e Di Filippo Bareggi 1994.