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ASV, Sant’Uffizio, Processi, busta 14, Contra Vincentium Vadrisium et non nullos alios Venditores libros prohibitos, 1570841

Perché l’eccelso Consiglio di X con la giunta conforme alla ottima e santa invenzione della Santità di Nostro Signore, et al Zelo Catholico di questo Serenissimo Dominio, et di questo sacro Tribunale della santa Inquisitione desidera non solamente, che questa Città religiosissima di Venetia, ma ogni altra anchora e luogo del p.toIllustrissimo Dominio sia tenuto quanto più sia possibile purgato e mundo della pestifera contagione della heresia, la quale è causata per lamaggior parte dalli libri heretici composti da malvaggi auttori, che vanno spargendo questa pernitiosa peste in detrimento della Santa Chiesa et grande disturbo delli suoi fideli hanno decretato l’infrascritta parte, et fattola pubblicare et stampare, accioche che alcuno stampatore overo libraro possa con diligentia vedere quanto in essa si contiene, et che contrafacendo non habbia ad escusarsi de ignorantia, et ma che inviolabilmente la obedisca et osserva a confusione delli empii heretici et rebelli della Santa Chiesa, il tenor della quale seguirà videlicet.

1542 die 12 Februarii in Consiglio Decem cum additione. [c.1v]

Sono fatti così licentiosi li stampatori, et li botteghieri di questa città che non stimando la poca punitione statuita dalle leze nostre a quelli, che fanno stampar o vendono cose stampate al di fuori senza licentia de i capi di questo Consoglio stampano et etiam vendono libri et opere stampate altrove publicamente, molte delle quali sono contra l’honore del S. Dio, et della fede Christiana, et molte dishonestissime con tanto mal essempio, et scandolo universale quanto a tutti è noto. Alché essendo necessario proveder di ogni gagliarda provisione.

L’anderà parte, che saluo et riservare tutte le leze sopra ciò disponente oltra la pena in queste contenute di perder le opere stampate, et altrettanto più per pena. Sia giunto etiam chi stampasse o facesse stampar le ditte opere senza licentia ut supra, immediate trovata la verità pagar debba ducati cinquanta, li venditori veramente o chi facesse vendere, o tenesse in casa, bottega o altro luogo di tal opere, et libri pagar debbano ducati vinticinque, li quali tutti siano dell’accusador, il qual sia tenuto secretissimo. Quelli veramente, che vendino de tal libri et opere, pronostici, historie et canzon, lettere et altre simil cose sul ponte di Rialto, et in altri luoghi di questa Città; se loro o chi li farà vender non haverà havuta la licentia dalli capi preditti siano frustati da Rialto a S. Marco, et poi star debbano sei mesi in preson serrati. Et se sarà trovato alcuno, che stamperà o farà stampare opera alcuna in questa Città, et farà apparer quella esser stampata altrove sia in tal caso condennato un’anno in preson, et pagar ducati cento, quali siano dell’accusador da esser tenuto secreto, ut supra, ne possi uscir di preson se prima non haverà pagato li denari preditti, et poi sia banditto in perpetuo di questa Città et destretto con taglia in caso di contraffattion di pagar lire 500 a chi el prendesse star un’anno in preson, et ritornar poi al suo bando ogni volta che sarà preso, et questo istesso se intenda delle opere già stampate se alcuno le venderà senza licentia, et contra la forma delle leze nostre, il qual ordine si estenda, et debba esser osservato in tutte le terre et luoghi nostri, et sia mandato alli Rettori de fuori, accio sia pubblicato esseguito et osservato, et la essecution della predetta parte per quanto aspetta a questa Città sia commessa alli Signori esecutori sopra la biastema con la auttorità, che hanno in altri Casi commessi da questo Consiglio, li quali essecutori habbiano etiam auttorità de darli maggior pena della limitata essendo tutti tre d’accordo secondo che giudicheranno convenir alla trasgressione del presente ordine nostro, et sia pubblicata, et sia pubblicata sopra le scale di Rialto et di S. Marco.

1547 die 17 Maii in Consiglio X cum additione

Fu provisto per questo Consiglio del 1542 adi 12 febraro contra quelli, che stampano o vendano libri che trattano contra l’honor del Signor Dio et della fede Christiana, et non fu provisto contra quelli che conducono libri de simil sorte in questa città stampati in altri luoghi però l’anderà parte che alla sopradetta deliberatione, laquale in tutto e per tutto sia confirmata, sia aggiunto et statuito, che si alcun sia chi esser si voglia condurà in questa Città libri della sorte preditta cada in pena di perder i libri, li quali siano fatti brusiar pubblicamente, et di pagar ducati cinquanta da esser dati allo Accusador, il qual sia tenuto secretissimo, et la essecution del presente ordine sia comesso alli Essecutori nostri sopra la biastema, con l’auttorità, che li fu data di accrescer etiam la pena tutti tre d’accordo, si come in essa parte del 1542 si contiene et alli tre gentilhomini nostri sopra la Inquisition delli heretici.

Illustrissimi et Maximi Domini legatus apostolicus, et D. Patriarcha Venetian, et Primas Dalmatie ac Veneratis Pater Inquisitor heretice pravitatis, cum assistentis Clarissimos Dominos D. Marci Mauroceno doctoris, D. Hieronimi Grimano equiti et procuratoris, et D. Julii Contareno et procuratoris Sancti Marci Venetiani

Animadvertentes preter libros prohibitos in Indice ab Officio Sanctae Romanae et universalis Inquisitionis prius edito, deinceps a nonnullis piis ac doctis patribus Sacrosancti Concilii Tridentini auctoritate recognito, ac postremo a Pio IIII felicis recordationis approbato, alios etiam libros novos in dies edi ac circumferri, in quibus licet honestis titulis inscriptis et alioquin utilibus multa tamen, tum ad fovendas hereses, tum ad bonos mores depravandos dolose inserta conspiciuntur, hoc decretum perpetuis futuris temporibus valituro, statuerunt: Ne ullus bibliopola vel quilibet alius librorum venditor post hac audeat librum ullum novum quadriennium ab hinc extra hanc urbem impressum alicui vendere seu legendum tradere, vel alia quavis ratione alienare, nec etiam in eius bibliothecis vel domibus sive alibi tenere, nisi prius huiusmodi libros R.mo Domino Patriarcha loci Ordinario seu hereticae pravitatis Inquisitori aut aliis ad hoc munus per ipsos constitutis ostenderit et ab eisdem vel saltem ab eorum uno dictos libros vendendi vel penes se tenendi facultatem obtinuerit. Et hoc sub omnium huiusmodi librorum amissionis ac pro uno quoque librorum genere ducatorum XXV dictorum Reverendorum arbitrio applicandorum. Hoc autem [---] [---], quod decretum per Reverendissimi officii [---] bibliopolis, et aliis quibuscuique in hac urbe quo [---] libros vendentibus denunciati iusserum eosque omnium quibus fueris denunciatum nota et cognomina sub hoc decreto sigillatim annotari, et hoc non tantum premissi, sed et [---] meliori modo [---] Datu Venetiis in Officios m Inquisitionis Venetiae die 26 mensis Augusti 1567.

Die primo septembre 1567

Relatio nuncii

Referit p. Nicolaus Taiapietra nuncius in Sancto Officio qualiter his proximis elapsis diebus intimasse supradictum decretum omnibus et singulis venditoribus librorum, ac impressorum eorumdem bibliothecis in hac Civitate sicut stat et iacet et hoc de espressa commissione Dominos [---] in eo nominatos.

Die sabbati 19 Augusti 1570

Referi il nostro Reverendo Padre Fra Aurelio Schilino dell’ordine di Predicatori Inquisitor generale in tutto il Serenissimo Dominio Veneto contra la heretica pravità nel Santo officio alla presentia degli Illustrissimi et R.mi Mosignori legato apostolico et Patriarcha di Venetia et Primate di Dalmatia, et Rap. Vicario con l’assistentia delli infrascritti clarissimi deputati sedendo pro Tribunali si per il carico, che aspetta al debito et officio suo, come anco per esser sta così il parere et voluntà del predetto sacro tribunale et etiam de consenso delli predetti clarissimi deputati videlicet monsignor Piero Venier, et monsignor Giulio Contarino haver fatto diligente inquisitione circa li libri prohibiti, li quali alcuni librari tengano nelle loro botteghe o magazeni nascosamente, et poi per l’avidità del guadagno postposto ogni timore si delle legge humane come divine verisimilmente li vendono, sicome anchora altrevolte sua P.ta R. hà riferito, che appresso diversi librari si trovano molti libri non solo sospetti di heresia ma lutterani pessimi. Et ultimamente in molte librarie botteghe et magazeni di diversi librari, ove tengono li suoi libri haverne ritrovati gran numero et delle casse piene de libri et scritture de auttori heretici nelli detti magazeni et de altri patroni, et che però sua Signoria ha fatto sigillar con il sigillo del Santo Offitio li magazeni onde li prefati libri heretici si attrovano, acciocchè quella peste pernitiosa non sia più altramente sparsa, per salute universale; niente di meno esser stati levati detti sigilli et desigillati li magazeni da alcuni temerarii, et in specie in certi magazeni che sono nel convento di S. Salvator, dove sono stati transportati da luogo a luogo detti libri senza alcun rispetto della reverentia che doveriano haver al Signor Dio et a questo santo Offitio dell’Inquisition, onde sua P.ta R.da acciò sia proveduto a cosigrande inconveniente, et ad una materia di tanta importanza per discargo della conscientia sua ha referto la verita delle cose predette acciò questo santissimo Tribunale et magistrato col sapientissimo suo giudi[ci]o, et auttorità habbia à provedere et remediare a questo insopportabile disordine fatto contra la mente di sua santità et della parte presa et nell’Eccellentissimo Consiglio di X laquale apparve in questo santo officio per Gen.o pubblico di questo Catholico Dominio.

Die 22 Augusti 1570

Il santo offitio Aldita la sopradetta relatione ordinò che si dovesse con la maggior diligentia possibile di espurgare tutte le librarie delli detti libri prohibiti et tenirne conto per poter [---]ider contra li desabidienti.

Die martis 22 mensis Augusti 1570

Sono comparsi nel Santo Officio di comissione delli Illustrissimi et Beatissimi Signori legato apostolico e Patriarca di Venezia et Reverendo Padre Inquisitore generale et Reverendo D. Vicario con l’assistenza delli Clarissimi signori monsignor Piero Venier, et monsignor Giulio Contarini proc. absente il Clarissimo monsignor Melchior Michiel Deputaz.li Reverendi Padri Frate Felice de Vincenza comissario del [---] Reverendo Padre Inquisitore et frate Constanzo lettore dell’ordine di S. Domenico, et hanno referto esser stati de ordine del santo officio nel magazeno di monsignor Vincenzo Valgrisio nel convento di S. Zuanepolo essistente, et haver ritrovati l’infrascritti libri prohibiti, li quali hanno [---] [---] et sono l’infrascritti. Et riferiscono anchora haver nel detto magazeno ritrovato molti libri prohibiti nella prima, seconda et terza classe. Et haver portati detti libri per obedientia di quanto gli è stato comesso.

Bortholomeo Vestemero

Elia Pandocheo

Melchior Chilinche

Corado Lago

Andrea Osiandro

Eubano Esso

Cornelio Agrippa

Ioanne Entagine

Ioanne Oldendorpio

Joanne Carioni

Maturin Cordelio

Rodolpho Gualtero Tigurino

Joan Draconite

Joan Sconero

Gilberto Cognato

Antonio Bruccioli

Tutte le opere di Herasmo

Mors Peregrini di Luciano

Simulachri Historie et figure della morte

Nicolo Machiavelli

Alphabetto christiano

Il Decamerone

Quali libri detto Vincenzo Valgrisio teneva nascosti driedo alle altre balle, et riprendendolo noi, lui si escusò con dire che li teneva, non per venderli ma per mandarli in Alemagna, et perché li suoi figliuoli non li mettessero le mani sopra.

Né però li accusava, né diceva cosa alcuna, anchora che fusse ricercato da noi, fino a tanto che vedendo lui, che noi eramo deliberati de sligar tutte le balle, bisognando per rispetto haver noi trovati alcuni libri prohibiti sotto titolo mentito, cioè le figure della morte legate con il titolo delle Epistole di Ciceron, et all’hora esso Valgrisio manifestò i libri. Habbiamo trovato una balla de queste tal figure che possono esser da 300 incirca.

[le cc. 7v-10r contengono la descrizione delle perquisizioni dei magazzini di Luca Giunta, Francesco Ziletti]

Respondit: Io non me lo ricordo, ma ordinariamente non si sogliono dar li privilegi se prima non habbiano il mandato dagli Ecc.mi SS.i capi, et essi SS.i Capi non ci fanno il mandato dagli Ecc.mi SS.i Capi non ci fanno il mandato se noi non li portamo le fede.

Interrogatus se lui è stato quello che ha fatto tradurre il libro intitulato Simulachri et figura della Morte et Medicina dell’Anima de latino in volgare, respondit: Signor sì.

Interrogatus da chi lo fece tradur, respondit: Io non me lo ricordo.

Interrogatus se lui haveva questo libro per catholico o pur per heretico o suspetto di heresia, respondit: Io ne haveva buona opinion, et se io non l’havesse havuto, io non l’haveria né stampata, né fatta tradur, né venduta, né tenuta.

Interrogatus che vol dir se l’haveva questo libro per buono, perché non lo teneva sotto il suo titolo nel mazzo in bottega, respondit: Questo libro non mi è stato trovato in bottega; questo libro l’haveva reposto nel magazen a S. Zuane Polo con molti altri, li quali hanno havuto li Reverendi Padri di S. Domenico, et era sotto il nome delle Epistule di Ciceron, il qual nome io haveva fatto a posta per fuggir scandoli, acciò che miei fioli non sapessero che cosa fusse et che non li potessero metter le mani sopra e venderli, perché i puti cercano danari per far delle pazzie. Questo libro e molti altri, cioè le Croniche de Zuan Carion et Ioan Schonero de Nativitate, li Colloqui de Herasmo tradotti in lingua volgar, li Apoftegmati di Erasmo medesimo tradotti in lingua volgar le Ecc.mi SS.ri Capi mi fece intendere che non dovesse vender: quali libri ho stampato con licentia e privilegio dell’Ill.mi S.ri. Et li altri libri, veramente de stampa forestiera, come de Franza o Alemagna, io li ho condutti in questa città con tutti i debiti ordini e licentia delli Superiori, perché noi non potemo trazer libri alcuni fuora di dohana senza licentia del R. P. Inquisitore. Et sotto questa fede ho tenuto simil libri; ma dapoi, saputo che non erano buoni et che eran prohibiti et così, alla giornata, per quel poco che m’intendeva, ho fatto una scelta de tutti quelli che mi parevano cattivi et li ho messi da un canto et portati a S. Zuane Polo, nel mio magazeno, per non venderli; ma sperava de mandarli fuora, dove mi erano stati tolti, et restituirli a color che me li avevano dati, per altri buoni libri. Et i Padri R.di non mi hanno trovati questi libri, ma io li ho consignati di mia propria voluntà.

Interrogatus: Quando voi incominciaste a legger l’Indice delli libri prohibiti?, respondit: Nel principio che l’Indice fu stampato in Roma, io scrissi che me ne dovesse mandar uno.

Interrogatus: Quanto tempo è che l’ha riposto questi libri nel suo magazeno a S. Zuane Polo?, respondit: Io li ho mandati più volte, secundo che li ritrovava, et ne sono de quelli che son dui anni, et de quelli che son dui mesi, et anchora un mese, secundo che li andava trovando in bottega.

Interrogatus da che è nato – havendo lui habbuto noticia, siccome lui dice, dall’Indice che l’ha fatto venir da Roma – che lui subito non espurgasse così la libraria come il magazen, et non sia venuto a questo S.o Officio a dar notitia di quelli libri prohibiti per intender il suo parere, respondit: Questo era l’officio mio, ma non l’ho fatto sperando di rimandare i stampati in Germania et nelle parti forestieri; et degli altri, stampati qui in Venetia, sperava di haver licentia di poterne far cartoni et potermene servir così.

Interrogatus onde è nato che lui sia stato tanto tardo a proveder, respondit: L’è nato perché io speravo di haver miglior condition delle condutte, che non ho hora, le quali sono molto care per rispetto delle caristie.

Interrogatus: Voi avete detto di sopra che questi libri intitulati il Simulacro della Morte, che voi faceste tradur, li havevi posti sott’il titolo delle Pistole di Cicerone et li tenevi in un mazo delle ditte Epistole, acciò che vostro fiolo per cavar danari da spender in mal’uso non li vendesse: vi si domanda perché gli altri libri prohibiti non li mettesti sotto altro titolo medesimamente, attesoché scorreva il medesimo pericolo che vostri figlioli haveriano potuto vender anche de quelli per caverne denari? – respondit: Perché questo libro intitulato Simulachro della Morte è un libro picolo et di poco pretio et de gran domanda, la qual domanda non è così delli altri. Et li fioli non haveriano messo man nelli altri per esser di maggior pretio che non è questo.

Interrogatus de che tempo li SS.ri Capi li fece quel comandamento che lui ha detto, che non dovesse vender li predetti libri, respondit: Puono esser circa dui anni.

Interrogatus quanto tempo è che lui messe il titolo di Ciceron sopra lo Simulachro della Morte, respondit: Penso che sia da tre anni in qua, et da tre anni in qua io non ne ho venduto.

Interrogatus che vol dir che essendo molto prima de i tre anni publicato l’Indice che lui non si astenne da venderne, respondit: Io vi dico che, pubblicato l’Indice, io non ne ho più venduti dapoi.

Interrogatus se l’hebbe notitia dell’altro Indice che fu pubblicato avanti questo ultimo, respondit: Io ne ho sentito parlar et dir, ma non l’ho studiato.

Li fu detto: Advertisti che tu sei contrario, havendo prima detto che avevi detto Simulachro della Morte libro per buono et catholico et che però lo faceste tradur in volgar et poi stampar, poi nel costituto più a basso hai detto che tu l’havevi per tristo et perciò reposto et iscritto con falso titolo?. Respondit: All’hora, quando lo feci tradur, tutti lo havevano per buono, et però io hebbi licentia; ma dopo, essendo stato riconosciuto per cattivo, io l’ho riposto come ho detto.

Interrogatus quando lui sepe che l’era cattivo et da quanto tempo in qua, respondit: Dopo che ho visto l’Indice.

1 settembre :

Essendo voi stato penitenziato per haver tenuti et venduti libri prohibiti, onde adviene che così temerariamente, postposto il timor di Dio, non ostante le pene a SS. spirituali et temporali posti a chi tien et legge, vende libri di tal sorte, n’havete successivamente tenuto et venduto così nei vostri magazeni come nella libraria?. Respondit: Non si troverà mai, Padre R.do, che dall’hora in qua ne habbia mai venduti. Et i libri che sono stati ritrovati nella mia libraria et magazeni, sono quelli che io haveva riposti de una banda, acciò che non si vendessero, sì come mi era stato ordinato che noi li dovessimo metter da una banda per insino ad altro ordine.

Tunc fuit sibi dictum: Quando che io vi feci chiamar dui o tre volte et che personalmente venni alla vostra bottega con il nodaro ad intimarvi, come feci, che havendo con voi libri prohibiti di qual si voglia sorte, doveste trovarli et presentarli a me overo ad uno o due overo 4, secundo che vi piaceva, di theologi in polizza data ad ogn’uno di voi librari, acciò fussero visti quelli che si potevano purgar, perché non me notificaste voi haver tali libri prohibiti hereticali, come poi dal nostro commissario vi sono stati ritrovati?. Respondit: Caro Padre, io venni a trovar Vostra Reverentia, a pregarla che lei mi dovesse dar dui delli suoi padri per reveder tali libri; et la R.V. mi disse che la non me li voleva dar perché non la poteva.

Ei dicto: Perché non pigliaste alcuni di quelli theologi che vi furno dati in lista?, respondit: Io non mi voglio escusar altramente, ma per negligentia è stato.

Interrogatus se quando era qui il R.P. Inquisitor passato, lui ha dato nota di tutti i libri che erano nella sua bottega e magazeni et tutti quelli che lui si ritrovava, acciò il Santo Officio potesse far veder quali erano buoni et quali cattivi, respondit: Io non mi ricordava, ma V.S. R.ma mi ha fatto venir in memoria che ne fu ordinato da questo Santo Tribunale che noi dovessemo far nostro indice di tutti li nostri libri, il quale indice io feci et lo presentai qui al Santo Tribunal, et tutti quelli libri che per all’hora io haveva trovato, li messi da una banda et li notai di drieto infin, sopra il detto inventario, con una narration de quelli libri io gli haveva deposti nel nostro magazen, acciò se ne facesse quel tanto pareria alla Santa Inquisition.

Ei dicto: Che vol dir, onde advien che vi sono stati trovati molti libri li quali non sono stati notati in esso indice?, respondit: Dall’hora in qua io ho fatto venir libri diversi de Franza, d’Alemagna, li quali libri li ho cavati di doana et pagato il mio datio et mostrato le liste al Reverendo Padre Inquisitor et presentate qui al Santo Officio. Si se trova qualche cosa de libri prohibiti, non è la mia colpa, perché me son fidato nelli Superiori che ha la cura.

Ei dicto: Havete dato al Santo Officio in nota, quando havete desbalato le vostre balle, li libri di un Bartolomeo Veslemero, d’un Helia Pandocheo, di Melchior Chilinche, Andrea Osiandro, Antonio Brucioli sopra li Evangelii?, respondit: Non mi si ha trovato Antonio Brucioli sopra li Evangelii over Scrittura; et si questo è vero, castigatime severamente. E’ ben vero che mi hanno trovato li Dialoghi di esso Bruccioli, che è di philosophia, et di Zuan Sconero, Zuan Draconite, Maturin Corlerio, Gio. Andagine di Chiromantia, Giovan Carioni et altri simili della prima classe de libri prohibiti. Riprese che una gran parte di questi sono stampati in Venetia, parte con le licentie et parte con li privilegii.

Se sono stati stampati in Venetia con la licentia et con li privilegii, quali sono quelli che tenevate ascosi dal mio Commessario, quali poi, finalmente scoperta la falacia, revelaste et che havete deto di volerli rimandar in Alemagna, et quelli stampati in Venetia farne cartoni?

Respondit: Quelli che volea remandar in Alemagna et in Franza sono quelli che sono stampati in quelle parti, come le opere di Herasmo, Melchior Chane et altre simili.

Ei dicto: Havete manifestati tutti li vostri libri prohibiti che havete in vostro dominio al p.o. Commissario?, respondit: Io ho le opere de S. Ambrosio, de S. Hieronimo, di Tertuliano, di Ilario et la Institutione medicinal di Leonardo Fassio; ho un altro libro di Historia animalium et di pesci et usceli di Corado Ghesner.

7 settembre:

Comparse nel Santo Officio il sopraditto M. Vincenzo et iuxta la impositione datagli dal sacro Tribunale, presentò il libro in titolo: Simulacro et imagine della Morte con la Medicina dell’Anima, stampato per lui, del 1545, per scontrarlo con quello con quello che stampò, del 1551. Et di più ha presentado la copia latina del predetto libro, stampata in Lion, del 1542, acciò che si vegga dove che è sta cavato il prefato libro. Et supplicò humilmente le Sue Signorie Ill.me et R.me che si degnano per sua bontà darli termine habile ad usar le sue ragioni et per poter trovar alcune sue chiarezze per poter dimostrar a questo S. Officio che lui è stato sempre fiol di obedientia. Et che sia il vero che non ha cercato mai di occultar libri prohibiti, le Sue Signorie può veder nelli suoi Aventarii, produtti nel sacro Tribunale. Et che lui è stato il primo libraro a dar prontissima obedientia di quanto recercava questo S. Officio, ad essempio degli altri, cioè a m. Thomaso Giunta, m. Melchior della Gatta, m. Zuano della Serena, m. Michel Tremezin, m. Gabriel Giolito, m. Piero Bosello et altri, li quali tutti hanno fatto la medesima penitenza che egli fece per conto di libri, alli quali medesimamente sono stati ritrovati dalli R.di Padri delli istessi libri prohibiti. Et se per sorte nel suo aventario non saranno notati tutti li libri trovatomi nel magazeno, li quali, havendoli ritrovati alla giornata, li haveva posti nel medemo loco dove erano gli altri che sono nell’aventario, spettando che si facesse qualche deliberatione, come ha detto nel suo constituto, perché il medesimo spettava m. Zuane dalla Serena et il Gioliti et tutti gli altri delli suoi libri che non presentorno a quel tempo, ma li reservarno in casa, sì come anchor lui ha fatto. Et per satisfattion del S.mo Tribunal, per levarlo di qualche sospetto che potesse concipere per causa di questi liberi, si offerisse di far una purgation canonica sopra che parerà al sapientissimo suo giuditio.

Li fu mostrata un’opera a stampa intitolata la Medicina dell’anima et discorsi della Morte, la qual opera fu ritrovata nel suo magazeno et era sottoscritta con gratia e privilegio dell’ Illustrissimo Senato di Venetia; et li fu detto ove è questo privilegio, et che lo mostri.

Io penso di haverlo. Le Signorie vostre saranno contente de darme tempo che lo troverò et porterò volentieri.

Privilegio:

Die 23 apr. 1545

Che al fedel nostro Vincenzo Vangris sia concessa gratia che nissun altro che lei possa stampar le sottoscritte opere, tradotte in lingua vulgar, sotto pena di perderle et pagar ducate X per cadauna opera; essendo però obligato di osservar quanto dispongono le leggi nostre in materie di stampe.

Le imagini della morte et la medicina dell’anima.

Iacobo Fontano de bello Rhodigio.

Caroli Stephani de agricoltura et delle semente et de arboribus et spinetis. Disciplina et institutio puerorum.

C. Vincentium Valgrisium librarum instantia per l’Excellente D. Benedictum Barisellum die 4 Novemb. 1570 Allegationes

Illustrissimi et Reverendissimi Patres

Cum mihi fuerit demandatur per Illustrissimas et Reverendissimas DD. VV. Ut in casu Vincentii Valgrisii Marcatoris librorum ac tipographi Veneti, viderem omnia acta processus at informem hoc sanctum officium de statu causae pro ut ex comissione mihi facta et in scriptis redacta, referrem ea quae colligi posse videntur....

Iuntas Die 5 novembis 1570 per D. Vincentius Valgrisius in defensione eius causa

Io Vincenzo Valgrisio, libraro et mercante di libri in Venetia, fidelissimo servitor di questo Illustrissimo Dominio, mi ho sforzato a tutto tempo dilla mia vita procedere nell’arte mia con ogni innocentia et purità, principalmente verso la Santa Chiesia Catholica, obedendo et osservando le sue sante constitutioni, li santi decreti delli Sommi Pontefici et le ordinationi delli Reverendissimi Prelati di Santa Chiesia : né mai ho voluto, benchè sij assae povero, pieno et carico di numerosa famiglia di figliuoli et figliuole et de altre spesse a me quasi insopportabile, contravenirli. Et se alle volte è parso che io sij stato tepido in fare qualche offitio di obedientia, ciò non è causato né da malignità, né da ostinatione, né da mala mia opinione, perdendola, di non sentirne quel danno totale, che si potesse sentire, come chiaramente si può vedere et comprendere da Vostre Signorie Reverendissime et Illustrissime per la lettura delli constituti tolti da me, così l’anno 1559, come il presente, per il Reverendo Padre Inquisitore, il tenor delli quali, le cose in quelli narrate non voglio né deborepetere al presente.

Volgio bene non pretermetere, oltra quanto ho di già detto, che dalla semplicità mia nel mio negotio et dalla candidezza de l’animo se può chiaramente conoscer che io sia stato et sij sempre buon christiano vivuto fin a questi anni nel timor de Dio con tutta la mia famiglia confessandose tutti et comunicandosi alli tempi debiti, pigliandosi li sanctissimi giubilei, frequentando le chiese e spetialmente la nostra parochia di santo Giuliano alli divini offitij e così conosciuto et reputato dalli Reverendi Piovano e Capitolo di quella chiesia, nella quale son procuratore et ancho son stato gastaldo overo guardiano della Schuola dil Santissimo Sacramento, nel qual carico mi ho portato con ogni pietà christiana et con ogni fideltà, tacendo molte opere lodevole et buone. Et per comprobatione di quanto ho predetto, io presento a Vostre Signorie Illustrissime et Reverendissime queste scritture concernente le buone qualità della persona mia, pregandole et supplicandole genibus flexis che considerando tutte le predette cose, oltre le mie verissime diffese fatte nelli constituti tolti da me per il Reverendo Padre Inquisitore et tutte le circumstantie come di raggione si deve, le vogliano usare quella benignità de iustizia che si ricerca per la mia innocentia et per l’honore mio. Raccomandomi con ogni humiltà et sottomissione a quelle, alla quale il Signor Iddio concedi ogni prosperità.

Fede del R. Piovan de S. Zulian qualmente M. Vicenzo Valgrisio con tutta la sua famiglia alli tempi debiti si confessa et comunica e essercita alla chiesa come buono Cattolico iustamente. Portata Adi Santo Honesto 1570.

Faccio indubitata fede io prete Thomaso Rumon, piovan de San Giuliano, come messer Vicenzio Valgrisio, libraro, habitante nella parocchia, nostra con tutta la sua fameglia, ha sempre vivesto et al presente vivie christianamente, confessandosi et comunicandosi non solo ne’ tempi statuiti dalla Santa Madre Chiesa, ma anco spesse volte nelle solennità principal fra l’anno. Oltra l’haversi sempre essercitato in diverse opere pie per la parochia, per beneficio di poveri et nel governo della fraternita del Sacratissimo Corpo de Christo, havendo fatto molti ornamenti nel tempo del suo guardianato nella capella del Sanctissimo Sacramento, per altre luadabil opere, talchè con ogni verità et buona coscientia attesto et affermo, per longa esperientia ho sempre havuto del viver suo, lui esser vero et buon christiano, et per tal è tenuto et reputato da tutti. In quorum fidem, etc..

Di chiesa di S. Giuliano il 24 ottobre 1570

(L. S.) Idem Thomas Plebanus qui supra

Fede del Scrivan et compagni della Scola del Santissimo Sacramento di S. Zulian qualmente M. Vincenzo Valgrisio é stato Gastaldo di detta Scola. Portata adi S. Honesto 1570

D.O.M.

Notes
841.

Pubblicato parzialmente da Sforza 1935, pp. 179-186 e De Frede 1969, pp. 39-47.