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Colonna, Vittoria

Le rime spirituali della illustrissima signora Vittoria Colonna Marchesana di Pescara. Alle quali di nuovo sono stati aggiunti, oltre quelli non pur dell’altrui stampe, ma ancho della nostra medesima, piu di trenta o trentatre Sonetti, non mai piu altrove stampati; un capitolo; et in non pochi luoghi ricorrette, et piu chiaramente distinte

In Vinegia : alla bottega di Erasmo appresso Vincenzo Valgrisi, 1548

Pp. 3-5: Alla illustrissima signora principessa di Salerno, Apollonio campano, di Vinegia 1 settembre 1548 :

“Sogliono communemente, Illustrissima Signora, quasi tutti coloro, che a qualche gran Prencipe intitolano qualche opera, humanamente se stessi comendare nel fine della epistola loro; dicendo, che non alla picciolezza, et qualità dell’opera, ma al pronto volere, et grandezza dell’animo debbano riguardare: percioche al mancamento di quella, largamente supplice questo allo’ncontro io Signora Illustrissima (per allontanarmi tanto dalla via commune, quanto conosco voi montana da i communi prencipi) nel principio della mia, vi prego, che alla grandezza, non dico de’fogli, ma del soggetto, et alla qualità dell’opera debbiate haver l’occhio: imperoche da se ella é tale, che per se stessa, non per comendatione altrui dee essere havuta a grado. Ma non pe questo vorrei io, che V. S. Havesse manco riguardo all’animo mio: conciosiache non per latro ho insino a qui indugiato a farle palese la mia affetione, et servitu volotaria, oltre la soggettione per nascimento, che per aspettare, che co’l tempo occasione mi venisse da presentarle opera degna di lei. Laquale (a mio gudicio) é questa. Imperoche ne piu degna, ne piu conveniente mi saprei imaginare io, che si potesse presentare alla S. V. Conciosiacosache se a tutte le parti insieme, et a ciascuna per se si considera, si conoscera chiaramente et l’opera a voi, et voi all’opera convenire. Ecco, se allo stato, et conditione dell’auttore si pon mente, ella nobile, et Marchesana, et voi nobile, et Principessa; se al sesso, ella donna, et voi donna; se alla materia; qual materia é più alta, piu degna, piu honesta, piu santa, et piu conveniente a donne, che quella che christianamente parla di Christo? Oltre che (secondo io odo) da un medesimo organo, et istromento havete appresa si christiana, si tanta, si honesta, si degna, et si alta dottrina. Questa opera dunque per ogni cagione vi dee esser cara, ma tanto maggiormente, quanto v’interviene questo particolare di piu, oltre tanti altri, che é della conformità della dottrina. Ne mi posso dare a credere, che una stretta congiuntione, et unione d’amore non fusse tra voi, mentre ella era viva; laquale chi havesse tentato di disunirla, et separarla dopo la morte sua, anzi per questa via non ricongiungerla, et riunirla, piu che crudele mi par, che sarebbe stato. Io ho fin’hora mostrato, che si degna opera degnamente a voi si conviene; sarebbemi hora di mestiero far chiaro, come voi all’opera non disconvenite: ma io mi tacerò questa parte, si perche da quello si puo far la consequenza di questo; si ancho, perche mi farebbe bisogno entrare nel profondo pelago delle vostre infinite virtu, parte con voi medesima nate, parte con istudio acquistate: come nobiltàà di lignaggio (ilche è stato detto) bellezza di corpo, castita d’animo, prontezza d’ingegno, gravità di maniere, prudenza, cortesia, humanita, liberalita, magnificienza, scienza, et altre molte; delle quali essendo io certo di non potere riuscire, ne arrivarne a buon porto, et in dubblio di annegarmi dentro; meglio é tacerlemi: accio che volendo con parlarne illustrarle, non le oscurarsi: benche il loro splendore é tale, che ne rozza, ne maligna lingua, ne’tempo potra oscurarle giamai: et ispetialmente havendo per predicator loro la sonora et dolce tromba del Signor Tasso, et l’ornata, et natia del Signor Vincenzo Martelli: i quali essendo cosi pronti, come sono, in celebrare le vostre immortali virtuti, non accade che altri vi s’interponga per illsutrarle: ne io per illustrar quelle, v’ho intitolate questa; ma per non oscurar questa co’l nome di persona, che sia men degna di V. Illustrissima; alla quale con ogni reverenza m’inchino. Di Vinegia, il primo settembre MDXLVIII.