- 34 -Guevara, Antonio de; Mauro, Lucio

Del Monte Calvario composto dall’Illustre Signor Don Antonio di Guevara, Vescovo di Mondognedo, Predicatore, Chronista, e Consigliero di Sua Maestà; Nel qual libro tutti i misterii del Monte Calvario si trattano, da che fu Christo da Pilato condennato à morte, fin che fu da Gioseppe, e da Nicodemo posto nel sepolcro, Parte prima. Tradotta pur hora in buona lingua volgare dal Mauro; e riposti in margine fedelmente i luoghi della scrittura citati dall’Autore, et corretti molti e molti luoghi ch’erano male allegati; con le sue Tavole necessarie.

[II parte:] La seconda parte del Monte Calvario del Mondognedo nella quale si ragiona delle sette parole, che Christo su l’altare della croce disse.

In Venetia: appresso Vincenzo Valgrisi, 1563

Cc. A2r-A5v: A’ fideli, et divoti lettori. S. [Lucio Mauro ?] :

“A’ Fideli e devoti lettori S.: Nel libro di Giosue, al capitol primo, (benignissimi et divotissimi lettori) si trouano, tra l’altre, queste parole. Non recedat volumen legis huius ab ore tuo, sed meditaberis in eo diebus, ac noctibus, ut cutodias, et facias omnia, quae scripta sunt in eo, et c. Le quai parole, in questa nostra volgar lingua, debbono cosi essere interpretate, cioè. Non si parti dal cuor tuo il volume di questa legge: anzi penserai in esso et giorno et notte, accio custodischi, et facci tutto quello, che in esso si troua scritto. Quantunque cio fosse detto dall’altissimo Iddio al suo famoso Capitano Giosue, accio egli si diportasse con tanto maggior fervore nell’imprese a lui commesse: nondimeno possono meritamente accomodarsi à tutto’l suggetto di questo libro. Conciosia cosa, che niun libro, niuna legge, niun documento, niuna fedele essortatione, dee maggiormente esser portata scolpita nel nostro cuore, quanto quella legge, essortatione, o documento, dal quale depende la vera salute delle nostre anime, et la liberatione dell’eternal pene. In niun libro, o legge, trouo, che ne sia piu fedelmente mostrata la strada di salire alla cleste gloria, quanto nel Monte Calvario del Mondogneto, nel quale si trattano con bellissimo ordine rutte le cose del testamento vecchio, che sono fugura del nuovo. Percio che, chi vorrà negare, che l’homicidio commesso da Caim verso Abel suo fratello, non sia l’homicidio perpetrato dal popolo Hebreo verso il suo Re Giesu Christo ? Chi potrà contradirci , che le vendita fatta di Gioseph agli Ismaeliti, non sia in figura l’istessa, che fece Giuda del suo maestro ? Chi sarà, che non affermi, che la divisione del mar rosso fatta da Moise con la verga, non sia il sangue sparso di nostro Signore su’l legno della santa croce ? Chi corrà dire, che la scala vista dal Profeta Giacob, sia altro, che’l santo patibolo conficcato nel monte Calvario ? Che altro significa, il porre Dalida Sansone in man de’ nimici, che il consignare gli Hebrei il signor loro in man d’Herode et Pilato ? Che altro é in figura, il portare il fanciullo Isaac le legna sulle spalle al monte per esser sacrificato, se non la Croce, che doveva portare in nostro salvatore su’l monte Calvario per la salute di noi peccatori ? Che altro parimente ci denota la terra di promissione, alla quale dovevano andare gli Hebrei, se non la beatitudine tanto desiderata, et aspettata da Christiani ? Non potendosi adunque negare, che tutte le sopradette cose non sieno figura de’ misterij di quella passione, dalla quale depende tutta la nostra salute, dovemo con ogni affetto portar scolpito nel nostro cuore tutto quello, che si tratta in questo picciol volume, et dimandare a Dio con gran fervore di potere osservare, et custodire tutti quei santi ammaestramenti, che in esso sono dati. Tra’ quali ne s’insegna, che dovemo (come diceva Manasse) piegare i ginocchi del nostro cuore, et non quelli del corpo. Che dovemo à tutte l’hore essercitarne con la mente, pensando alla passione del nostro Signor Giesu Chrsto, et non nelle vanità di questo mondo. E pero voi divotissimi lettori, dovete con tutte le vostre forze cercar di acquistare questo tesoro celeste, il quale é veramente una delle pretiose gioie, che si trovino tra’ libri sacri; il che lo potrà perfettamente giudicare chi unque si diletta di quelli. Et, se l’Iliade d’Homero erano tenute in tanta veneratione appresso Alessandro Magno, et Giulio Cesare Imperatore, che l’un d’essi, sin quando dormiva le voleva sotto il guanciale: et l’altro, soprastandoli un grave pericolo, dove per iscampo della sua vita gli bisogno fuggir nuotando, ritrovandosi in mano le dette Iliade, non consenti, che si bagnassero; onde fu astretto a tenerle sopra all’acqua, havendo in cio quasi più riguardo a quel libro, che all’autorità di sua persona: in molto maggior veneratione debbe esser tenuto da noi il Monte Calvario del Mondogneto, essendo che non minor differenza sia tra il presente libro, et l’Iliade, che tra le tenebre, et la luce; non contenendosi nell’Iliade altri essempi, che di vanità: et questo essendo tutto pieno di celeste et santa dottrina. Le quai cose havendo con prudente giudicio considerate l’honorato libraro Vincenzo Valgrisi; et essendo suo costume di cercar sempre l’util del prossimo, manda nuovamente in luce il detto Monte Calvario havendolo con molta diligenza fatto ricorreggere, et di gran lunga migliorato nella traduttione; del che meritamente gli n’havemo tutti a riferire infinite gratie. Et cosi facendo fine, preghiamo i Signore Iddio, che vi doni ogni felicità”.